Ritornando alle parole di Pedrosa, «Das Unheimliche di Sigmund Freud, Il perturbante nell’edizione italiana, che in portoghese è stato tradotto con “o estranho”, lo strano che, nel profondo, è anche familiare. Secondo l’American Heritage e l’Oxford English Dictionary, il primo significato della parola “queer” è proprio “strange” (“strano”), pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di questi quattro soggetti sarà il fulcro di questa edizione e costituirà il Nucleo Contemporaneo dell’Esposizione e, sebbene gli autori fondino spesso il lavoro sull’esperienza personale, sulla propria vita, le proprie osservazioni e la propria storia, ci sarà anche chi si addentrerà in questioni formali, con il proprio accento strano, straniero o indigeno.»